Social media

Quanto valgono i tuoi dati?

I Big Data – non il petrolio – sono oggi diventati la risorsa più preziosa del mondo.

The Economist Newspaper

Così scriveva l’Economist nel lontano 2017, ancor prima dello scandalo di Cambridge Analytica, che avrebbe cambiato per sempre il nostro modo di considerare i dati forniti ai social.

Da allora Facebook è stato al centro di numerosi dibattiti, in merito all’utilizzo che viene fatto con i dati personali in suo possesso.

L’accusa mossa a Zuckerberg fu di aver ceduto alla società di consulenza Cambridge Analytica i dati relativi a oltre 50 milioni di utenti iscritti a Facebook. Dati che la società avrebbe poi utilizzato, non soltanto per influenzare le elezioni che hanno portato alla vittoria di Trump, ma anche il risultato del referendum in cui i cittadini britannici sono stati invitati a votare, per decidere la permanenza o l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

Se è vero che i dati personali di per sé non hanno alcun valore, è chiaro che acquisiscono valore nel momento in cui diventano fonte di guadagno. In che modo? Pensate alle pubblicità che vedete quotidianamente su Facebook o Instagram.

Quando un inserzionista crea una campagna pubblicitaria sui social, ha la possibilità di targetizzare il pubblico in maniera estremamente dettagliata, grazie alle informazioni che tutti noi forniamo.

Finché quei dati non vengono utilizzati da qualcuno, non possiedono valore. Ma non appena un’azienda decide di investire su Facebook, acquisiscono un valore enorme perchè le consentono di raggiungere un pubblico vasto di potenziali nuovi clienti.

Cosa fanno i social con i nostri dati? | Rudy Bandiera

Lo scorso 10 gennaio 2020, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha emesso una sentenza con la quale ha riconosciuto il valore commerciale dei dati personali.

Secondo il Tribunale, Facebook è un servizio che non viene pagato in denaro, ma in informazioni personali. La registrazione al social infatti è gratuita, tuttavia i dati che forniamo costituiscono di per sé una sorta di pagamento, in quanto vengono messi a disposizione delle aziende che li usano per scopi pubblicitari.

In seguito a questa sentenza, Facebook ha dovuto pagare una sanzione di 5 milioni di euro e ha eliminato dalla pagina di registrazione la celebre scritta “È gratis e lo sarà sempre”.

Sempre nella stessa giornata, il TAR ha invece assolto Facebook da una seconda accusa, che incolpava il social di trasmettere i dati degli utenti a siti terzi, per non avendo il loro consenso. Secondo il Tribunale Amministrativo, agli utenti viene consentito di scegliere se e quali dati condividere

Di certo aver riconosciuto il valore dei dati personali è una vittoria per tutti gli utenti. Tuttavia resta chiaro come vi sia un problema di fondo, dovuto a una mancata trasparenza da parte del social verso i propri utilizzatori.

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