TikTok è il social dei giovanissimi. In Italia vanta 2,4 milioni di utenti, che vi trascorrono in media 52 minuti al giorno.
Il social cinese consente di creare video da 15 a 60 secondi, con tanto di stickers ed effetti vari, accompagnati da una colonna sonora. L’interfaccia è molto semplice e intuitiva.
La cosa curiosa è che TikTok non vuole presentarsi come un Social, ma come una vera e propria piattaforma per la creazione di contenuti. Insomma una spazio in cui dare libero sfogo alla fantasia.
Tralasciando per un momento le potenzialità che questo social può offrire ai brand che vogliono intercettare l’attenzione dei più piccoli, ciò che spaventa è l’età media dei TikToker, facenti parte della generazione Z, ossia dei nati tra il 1997 e il 2010.
Di recente mi è capitato di leggere un articolo di Repubblica “TikTok in Italia, il social video per bambini che divide i grandi“. Nel corso dell’articolo si leggono le parole di alcuni celebri TikToker. Quello che colpisce tuttavia, sono le parole della psicologa e psicoterapeuta Silvia Renzi.
“Se sono costantemente in vetrina lo sviluppo del sé e la definizione dell’identità adulta si formano solo attraverso il giudizio di un pubblico immaginario, virtuale. E visto che nella realtà non esistono i like, ci si sente persi”.
Silvia Renzi
I problemi alla base del social sembrano essere principalmente due. Il primo è la velocità con cui si ha la possibilità di creare e fruire di un contenuto. Questa velocità, quasi imposta, impedisce ai giovani utenti di riflettere prima di fare qualsiasi cosa. Il secondo problema è dato dal fatto che la piattaforma “simula” un mondo virtuale in cui tutto è possibile, in cui non ci sono obblighi e doveri, in cui si può essere chi si vuole, senza dover dare alcuna spiegazione, senza essere giudicati.
Ciò rende ovviamente complesso relazionarsi nella vita reale con amici e compagni di scuola, nonché con i propri genitori.
Sono anni che sostengo che sia doveroso insegnare ai bambini, fin da piccolissimi, a distinguere il mondo reale da quello virtuale e soprattutto i rischi ai quali possono andare incontro. Io ho avuto la fortuna di vivere la mia gioventù senza cellulare e senza social, e sono consapevole del fatto che si può vivere senza e che, affianco agli aspetti positivi, ce ne sono molti negativi. I più giovani però nascono già con cellulare, internet e social come parte integrante delle loro vite. Diventa quindi più complicato riuscire a staccarsi mentalmente da questi strumenti.
Finalmente però pare che il governo abbia deciso di muoversi in questa direzione. Stando a quanto riportato da Il Messaggero, da quest’anno, nelle ore scolastiche di formazione destinate agli insegnanti si parlerà anche di cyberbullismo, fake news e dei pericoli che si corrono online. Il passo successivo alla formazione dei docenti sarà l’insegnamento di un’educazione digitale anche agli studenti.
Finalmente una buona notizia! Speriamo che non siano solo belle parole, ma che diano vita a qualcosa di davvero concreto. Cosa ne pensate?
A mio parere, i ragazzi vanno educati principalmente a pensare. Il resto ne consegue. L’uso dei social, per esempio, può essere moderato evitando cyberbullismo e fake news se solo si insegnasse a pensare con la propria testa. Questo insegnamento è incredibilmente diminuito, non a causa di internet, bensì per mancanza di interesse degli adulti. Purtroppo, ho notato che non solo i social, ma anche i blog creano problemi di educazione. In conclusione, sono propensa ad un’educazione digitale, ma solo come sostegno all’educazione mentale.
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Senza dubbio alla base di ogni cosa sta l’educazione, intesa anche come capacità di pensiero. In questo caso tuttavia non penso basti. 😊
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Interessante!!!!! Speriamo vada in porto questa proposta in modo tale da evitare ai nostri figli una sorta di isolamento sociale. Va detto anche che noi genitori siamo chiamati a fare la nostra parte.
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Hai ragione. Sicuramente anche i genitori giocano un ruolo importante nell’educazione dei figli all’utilizzo di internet e dei social. Vedremo come si evolverà la proposta!
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Sarebbe importante aprire gli occhi a queste gioventù! Noi eravamo più social dei social perché ci mettevamo la faccia, nel bene e nel male, e facevi le tue brutte figure da adolescente e non potevi cancellarle come un brutto commento sotto al tuo social! Quello restava e se mi fermo a pensare, ancora scottano un pochino! Però ti formavano la corazza x la vita!
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